Rieccoci qui, è parecchio che non ci sentiamo, è vero!
La colpa è mia, tra tutto questo macello, il lavoro e tante altre cose non sono riuscita a scrivere nuovi articoli per il blog e questo mi dispiace veramente tantissimo.
In compenso, se non mi seguite ancora, vi aspetto su Instagram, dove è più facile tenersi aggiornati.
Ma torniamo a noi. Oggi voglio parlarvi di un locale molto molto particolare, che ha aperto durante il lockdown come delivery e adesso invece vi potrà accogliere, in sicurezza, per farvi assaggiare tante prelibatezze della cucina Sudamericana, ma con qualche tocco italiano.
Questa meraviglia si chiama Carnal e nasce da un’idea di Roy Caceres, lo chef di Metamorfosi (Roma – una stella michelin). Nel suo nuovo locale potrete assaggiare tanti piatti della sua tradizione culinaria di origine, associati però anche ad ingredienti tipici della cucina italiana.
Io sono stata ormai qualche tempo fa con mia sorella, partner in crime quando si tratta di provare posti nuovi, e sono rimasta veramente conquistata; se non avessi saputo che ci trovavamo a pochi passi da San Pietro, sarei potuta essere ovunque nel mondo. Il concetto dietro a questo locale, infatti, felicemente internazionale ed è, secondo me, una vera ventata di aria fresca sul panorama romano.
Il menu non è particolarmente ampio e, a quanto pare, cambia molto spesso, quindi io vi parlerò delle cose che ho assaggiato, ma non è detto che le troverete.
Plus prima di parlarvi dei piatti: su ogni tavolo c’è un flaconcino di gel disinfettante per le mani, un vero occhio di riguardo dato i tempi.
Noi abbiamo deciso di ordinare alla carta, ma il menu prevede anche tre degustazioni da 6 (45€), 8 (55€) o 10 (65€) colpi, a scelta dello chef.
Per prima cosa abbiamo voluto assaggiare le chips di platano, sfoglie di platano fritto accompagnate da una gustosa maionese ai crostacei. Io non mangio la banana, ma ho scoperto il platano qualche anno fa e queste chips erano veramente buonissime.
Poi abbiamo provato le pão de queijo tonnato, simili a dei bignè al formaggio con salsa tonnata. Il terzo “picar” che abbiamo scelto erano le empanadas con scamorza, patate e limone. Le empanadas sono un emblema della cucina sudamericana, non essendo mai stata in Sudamerica non posso dirvi se li siano uguali, ma erano veramente buonissime.
Come avrete capito, il menu non è diviso all’italiana in antipasti, primi, secondi e dolci, in picar, bocones, cuarto frio, zona caliente, de lato e happy ending.
Per quanto riguarda i bocones, abbiamo assaggiato i waffle di mais, burrata, alici e crema di pomodoro arrosto, un piatto veramente super complesso che ci è piaciuto subito, sia alla vista che al gusto; il tacos de mais, costine di maiale e mole ‘carnal’, la tostata de mais, polpo, cetriolo crudo e crema di cipolla arrosto e l’arepa con gamberi rossi e avocado.
La cosa bella di tutti questi piatti è che ti portano in una dimensione difficile da trovare in una città molto poco “internazionale” come Roma, una città aggrappata con le unghie e con i denti a una sua tradizione specifica, dove la cucina etnica è ancora una cosa per pochi amanti, in particolare quella non cinese o giapponese.
Come dicevo, se non avessi visto guardato fuori, sarei potuta essere ovunque, a Londra ad esempio, a New York, forse anche a Lima o a Bogotà magari.
Comunque, torniamo ai piatti, come piatti principali abbiamo deciso di assaggiarne due: per primo il riso in teglia, cuore, gamberi rossi e zucchine, di cui ci eravamo innamorate su Instagram. A quanto pare questo è uno dei signature dish del locale, dovrebbero averlo in carta praticamente sempre, e se lo merita proprio. L’idea è simile (ho detto simile eh) a una paella, cotta in questa teglia di ferro in cui viene anche servita, insieme a due cucchiai di legno con cui mangiarlo. è un piatto, anche in questo caso, che coniuga diverse tradizioni insieme: mi ha ricordato il sapore dei pomodori con riso di mia nonna, mixato con spezie sconosciute e con il dolce dei gamberi crudi.
Il secondo piatto principale era un fuori menu: tonno con fagioli, cetrioli e mais. Anche questo davvero molto molto buono, probabilmente io non l’avrei scelto dalla carta, però è stato un piatto soddisfacente.
Infine, come dolce, abbiamo assaggiato il flan de leche. Anche in questo caso, fossi stata sola non l’avrei scelto, e magari avrei preso un altro taco, però è stato invece un sorpresa. Il degno finale di una cena veramente da ricordare.
Particolare è anche la carta delle birre e dei cocktail: noi abbiamo assaggiato il loro Carnalìto, cocktail a base di gin, e una birra chiara del birrificio Vocation.
In totale, per la cena, abbiamo speso 100 € in due, quindi 50€ a testa, un prezzo assolutamente giusto per quello che abbiamo mangiato.
Ci tornerò sicuramente, e lo consiglio a tutti voi, se siete amanti della cucina etnica ma anche se non lo siete, perché è un locale che si merita assolutamente di entrare di diritto in quelli più amati dai romani.
Carnal – Morso Sabroso
Via dei Gracchi 19
€€
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